Capgemini: progetto P.E.C. Produzione Esuberi Certificati?

Testata Fiom completa uff.protocollo

Comunicato sindacale
P.E.C. PRODUZIONE ESUBERI CERTIFICATI?

Nei giorni scorsi sono arrivate le prime lettere con le quali Capgemini ha comunicato ad alcuni lavoratori della sede di Roma la loro assegnazione alla nuova Unit “Time & Material Services”.

Questo è il preoccupante esito di un processo apparentemente destinato a riqualificare lavoratrici e lavoratori nato nel 2013 con il progetto Back on Track e poi confluito nel P.E.C. (Permanent Employability Center) nell’ambito del rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale.

A giugno 2013 era stato siglato infatti un accordo con l’Azienda per il progetto Back on Track (B.O.T.). Lo slogan con cui veniva presentato da Capgemini era “Nessuno rimanga indietro”.

L’azienda aveva pubblicizzato il processo con la finalità di formare i lavoratori e colmare alcune lacune derivanti da competenze obsolete dovute sopratutto da uno staffing di anni su progetti e tecnologie ad oggi superate

Il percorso intrapreso aveva iniziato a non convincerci già dopo un primo sondaggio effettuato con i lavoratori presenti nel progetto, in cui si evidenziava un esito deludente del processo e dei risultati ottenuti.

Successivamente, quando con il nuovo contratto integrativo il progetto B.O.T. si trasformava, ad iniziare dalla sede di Roma, in Permanent Employability Center (P.E.C.) e con la successiva e unilaterale previsione aziendale di un processo di “Calibrazione” e di una nuova unit denominata“Time & Material Services” (di fatto, a nostro avviso, un potenziale contenitore di esuberi), ci è apparso chiaro che lo scopo del suddetto percorso non sarebbe stato quello per cui era nato e su cui contavamo per una riallocazione efficace dei lavoratori.

Da notare a tal proposito che la gestione del P.E.C. è stata affidata ad una società esterna (INTOO, società che tra le sue competenze offre servizi di OUTPLACEMENT) e che i lavoratori sono stati allontanati dalle unità produttive a cui appartenevano (in certi casi anche dai progetti su cui stavano regolarmente fatturando) per essere isolati in un’area dedicata, lontani anche fisicamente dai colleghi, sottoposti a condizioni psicologicamente difficili, oberati di corsi soft skill on line, peraltro non personalizzati.

Anche in questo caso, come in precedenza per il B.O.T., sono stati proposti dei percorsi con pochissimi contenuti tecnici , la maggior parte dei quali non incentrati su nuove tecnologie/aree di focus aziendali e non adeguati al ruolo ricoperto e inoltre sono stati quasi nulli i Training on the Job, se non si considerano i progetti su cui il lavoratore era inserito già da tempo.

Nella fase dei feedback, è risultato che nella maggior parte dei casi le valutazioni legate ai Project appraisal, anche se positive, sono state ridimensionate, adducendo motivazioni non oggettive e poco consistenti. Il risultato è che per la maggior parte dei lavoratori l’esito è stato negativo, non per il lavoro svolto ma per cause esterne di cui il lavoratore non ha colpa e non è a conoscenza.

Da tale processo ne sono uscite stranamente “reskillate” solo le persone che già lavoravano prima di essere ingaggiate e che hanno continuato nello stesso progetto e con le stesse mansioni tecniche (forse a giustificare il successo di tale percorso?).

Va inoltre evidenziato che, con il pretesto che la Fiom e parte delle Rsu non sono firmatarie del Contratto Integrativo Aziendale, siamo stati esclusi dalle commissioni di verifica del processo; in realtà, vista anche l’esclusione dei delegati Fiom firmatari del Contratto Integrativo Aziendale, è evidente che le ragioni di tale esclusione derivano dalla nostra posizione critica verso il percorso intrapreso dalla Società.

Nonostante tutto, oggi Capgemini ci chiede di continuare con questo processo e di sottoscrivere un accordo per la prosecuzione del progetto esteso a tutte le sedi italiane e con il finanziamento di Fondo Impresa, accordo che le altre sigle sindacali FIM, UILM e FISMIC, in nostra assenza, hanno già firmato, avallando di fatto la creazione della Unit Time & Material.

Noi non abbiamo firmato perché continuiamo a credere che sia possibile, oltre che indispensabile, riqualificare tutte le lavoratrici e i lavoratori di Capgemini, ma non con le modalità attuate dall’azienda sino ad oggi e che hanno avuto come unico risultato quello di sminuire la professionalità dei lavoratori coinvolti, indebolire la loro autostima, parcheggiandoli in attesa di un ingaggio che probabilmente non ci sarà mai.

Il progetto deve essere invece riportato all’obiettivo iniziale, quello di avere una formazione permanente, ovvero garantire piani formativi adeguati ed efficaci rivolti a tutte le lavoratrici e i lavoratori, senza esclusione alcuna, con lo scopo di anticipare l’obsolescenza delle competenze che può interessare anche quanti oggi lavorano regolarmente sui progetti e a tal fine siamo pronti a portare le nostre proposte concrete all’azienda.

Pertanto rinnoviamo la richiesta, già più volte avanzata all’azienda, di fissare con urgenza un incontro sul tema per individuare e condividere soluzioni realmente efficaci in termini di percorsi formativi e possibili nuove riallocazioni lavorative, a cominciare da quanti oggi si trovano ingiustamente assegnati alla unit Time & Material Services.

In ogni caso, verranno convocate assemblee dei lavoratori su tutto il territorio nazionale per valutare l’esito del confronto con l’azienda e per intraprendere le necessarie iniziative qualora gli esiti fossero insoddisfacenti o, peggio ancora, l’azienda continuasse a non rendersi disponibile al confronto.

FIOM NAZIONALE
RSU FIOM GRUPPO CAPGEMINI

Roma, 13 luglio 2015

—> Gruppo CAPGEMINI – Comunicato sindacale Fiom – 13 luglio 20 (pdf – 231 kb)