17 ottobre | Miseria Ladra | Street parade Coalizione Sociale

miseria_ladra_17ott2015MISERIA LADRA

ore 11:00

17 ottobre “Giornata mondiale contro la povertà”
Teatro Ambra Jovinelli – via Guglielmo Pepe, 43
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COALIZIONE SOCIALE ROMA

ore 16:00

Street parade “Reddito contro precarietà”
partenza dal piazzale antistante Teatro Ambra Jovinelli – via Guglielmo Pepe, 43
Evento Facebook – https://www.facebook.com/events/946550922084398/

Sabato 17 ottobre, in occasione della “Giornata Mondiale contro la Povertà”, le organizzazioni che fanno parte della campagna Miseria Ladra metteranno in campo una giornata di mobilitazione in numerose città d’Italia. A Roma si terrà un’assemblea, al Teatro Ambra Jovinelli, a cui parteciperanno numerose organizzazioni e che tratterà da diversi punti di vista il tema del reddito come strumento necessario per dare una risposta all’impoverimento generale e alla riduzione di diritti dovuti alla crisi di questi anni.

Vista la rilevanza del tema, come Coalizione Sociale romana arricchiremo ulteriormente la giornata con una street parade che, al termine dell’assemblea, toccherà alcuni dei luoghi simbolo della povertà, della marginalità, dello fruttamento e della precarietà che lo strumento del reddito può e deve combattere.

Quasi otto anni di crisi economica e di politiche di austerity portate avanti dai governi italiani e imposte dai diktat della troika ci consegnano un quadro desolante:
sono più di 8 milioni le persone in povertà relativa
e 4,2 milioni in povertà assoluta, una sempre maggiore fetta di popolazione è esclusa dai percorsi formativi e la disoccupazione giovanile è al 43%.

La minaccia della disoccupazione e la precarietà sono ormai strumenti di ricatto funzionali allo smantellamento dei diritti e delle tutele.

Riteniamo che proprio sul terreno del welfare si debba costruire una battaglia generale per l’inclusione sociale, per sottrarre risorse alla rendita e rompere le dinamiche dell’impoverimento che colpiscono settori crescenti della società.

Nel nostro paese le politiche del Governo Renzi non hanno fatto altro che generare e aggravare le disuguaglianze colpendo ancora una volta i soggetti più deboli: dopo diversi mesi dall’approvazione del Jobs Act sono evidenti gli effetti che questa riforma sta avendo nel nostro Paese.
Nonostante i dati parlino di un calo della disoccupazione giovanile, è necessario interpretarli in modo del tutto opposto rispetto al significato che il governo gli attribuisce.
Renzi ha dichiarato che l’aumento dell’occupazione tra i giovani è avvenuto per merito del Jobs Act e delle conseguenti nuove regole del mercato del lavoro.
In realtà aumentano i giovani costretti a lavorare in nero e sotto ricatto a causa dell’esponenziale aumento dell’utilizzo dei voucher e quelli che non cercano più lavoro perchè disillusi. Infatti il numero di giovani occupati diminuisce del 3,6%,mentre gli inattivi aumentano del 2%.
Oggi la precarietà è imposta come unica forma di lavoro possibile da parte di un governo che -in continuità con quelli precedenti- adotta politiche con cui si aggrediscono i diritti, invece di estenderli; rendendoci tutte e tutti più esposti al ricatto dello sfruttamento o della disoccupazione e chiudendo ovunque gli spazi democratici, a partire dai luoghi di lavoro, fino a mettere totalmente in discussione anche il diritto di sciopero.
Basti pensare al clamore montato ad arte, in primo luogo dal Governo, per la protesta del personale di custodia del Colosseo (che si è riunito in un’assemblea sindacale indetta con regolare preavviso) per attaccare sindacati e lavoratori, colpevoli di tenere in ostaggio il patrimonio culturale e di danneggiare l’immagine e l’economia turistica italiana.
In un Paese in cui i siti archeologici crollano sotto il peso dell’incuria e dei sempre minori finanziamenti, la classe politica ha anche il coraggio di scaricare sui lavoratori la responsabilità della disastrosa gestione del patrimonio culturale, e lo fa minando il diritto di riunione e di sciopero.

Negli ultimi giorni Renzi ha dichiarato che il reddito in questo Paese deve essere il lavoro. In una condizione di totale assenza di politiche per un aumento dell’occupazione e di normalizzazione della precarietà nel mondo del lavoro, sappiamo questo cosa voglia dire: un’ accettazione della povertà e dello sfruttamento in cui versiamo ormai da troppo tempo e la mancata volontà di istituire un reddito in grado di combattere la povertà, il lavoro in nero e sfruttato, la marginalità e la disoccupazione. In Italia un lavoratore su dieci rientra nella categoria dei working poor, cioè fra quei lavoratori che restano sotto la soglia di povertà pur avendo un impiego.

Il messaggio è chiaro:
lavorare poco, con salari bassi e sotto ricatto.

La chiusura degli spazi di democrazia non interessa esclusivamente i luoghi di lavoro ma ha colpito anche i luoghi della formazione. La Buona Scuola apre le porte agli interessi delle imprese,dà più poteri ai presidi, valuta e punisce, attraverso competizioni e classifiche, docenti, studenti e scuole.
Le linee guida della Riforma dell’università, con l’uscita dell’università dal diritto amministrativo e l’ulteriore precarizzazione dei contratti di docenti e ricercatori, sono in perfetta continuità con l’azione del governo. Gli studenti universitari vengono oggi colpiti anche da un’altra riforma, quella del calcolo dell’isee. Questa riforma, giustificata dalla volontà di attaccare l’evasione fiscale, fa in modo che gli studenti sembrino più ricchi di ciò che sono realmente e questo implica un’esclusione dai criteri che garantiscono la Borsa di Studio: un ulteriore taglio al welfare e al diritto allo studio.

L’attacco al welfare portato avanti da questo governo è trasversale, tanto che si è arrivati addirittura alla proposta di tagli alla spesa pubblica anche per altri servizi essenziali. Basti pensare alle linee guida della Riforma della Sanità che implicheranno l’esclusione di alcuni accertamenti medici dalla copertura del sistema sanitario nazionale, con un costo a carico del paziente.

In questo quadro la misura del REIS risulta essere non solo del tutto insufficiente, ma adatta a imbrigliare in un meccanismo ancora più ricattatorio tutti quei soggetti che cadono o rischiano di cadere nella “trappola della povertà. Dal nostro punto di vista oggi l’unico strumento di contrasto alle condizioni di povertà, di ricatto e di disoccupazione, deve essere un reddito universale, contro la precarietà e di inclusione sociale, che non implichi come prerequisito quello della cittadinanza, ma che riesca a dare una risposta anche a chi oggi arriva nel nostro paese in condizioni difficili e che spesso è vittima di sfruttamento.

Per questo, nella giornata del 17, la street parade attraverserà l’università, le scuole, i tanti luoghi del lavoro nero, i quartieri vissuti ogni giorno dai migranti, le strade e le piazze che intendiamo riprenderci, per concludere presso lo spazio di mutuo soccorso Communia, dove ci sarà una serata con cena per finanziare la “sartoria migrante” Karalò, progetto di mutuo soccorso e di accoglienza alternativa.
(Qui l’ evento facebook della serata: https://www.facebook.com/events/397934037083521/ )

Combattere la povertà vuol dire riconoscerla non come un “incidente” o, peggio ancora, una “colpa”, ma come il frutto di scelte politiche molto precise. Opporsi alle politiche di austerity, dare un orizzonte europeo a queste battaglie e rivendicare un reddito per tutti vuol dire tentare di rompere, finalmente, la gabbia di miseria all’interno della quale vogliono rinchiuderci.

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